La seconda ProvaColore
Per tutti è, semplicemente, la prova colore che si tenta dopo la prima.
Ovvero un nuovo tentativo di migliorare il risultato della postproduzione.
Nonostante gli strumenti attuali per la misurazione del colore siano molto efficienti, continua ad essere difficile raggiungere i colori dei campioni di riferimento.
Con un’immagine stampata, che ha per sua natura dei limiti, è un’impresa ardua il confronto a pochissimi centimetri rispettivamente con un tessuto, con una superficie in legno o con il riflesso di una carnagione.
La seconda ProvaColore è davvero uno strumento di salvezza.
I tecnici che se ne occupano cercano di capire come colmare la differenza tra il video e la carta.
Ma non solo …
Quando un fotografo cattura un vestito indossato, una sedia o un volto cerca di immagazzinare un pezzetto di realtà. Un cicinin. Che per colpa della luce, degli imprevisti e di altri fattori che influenzano il suo operato è quasi sempre perdente rispetto a ciò che aveva di fronte. Il confronto sa essere spietato.
Ecco perché quando abbiamo una foto a monitor o stampata tra le mani, per noi c’è sempre una realtà da riparare.
Sistemare la realtà, quella che è su carta o su un video, è un’attività che facciamo in continuazione.
La seconda ProvaColore è ancora importante non solo per la differenza difficile da colmare tra il video e la carta, ma anche perchè in gioco altri fattori:
– Metamerismo: fenomeno di percezione cromatica che si verifica quando almeno due campioni di colore appaiono identici se illuminati da un determinato tipo di sorgente luminosa o totalmente diversi se sottoposti ad un altro tipo di illuminazione.
– Ambiente: le prove colore a video sono fortemente dipendenti dall’illuminazione del luogo di lavoro in cui si effettua la prova colore.
– Rapporto trai i colori: è si importante la schedatura in stile Pantone ma per conoscere veramente i colori non possiamo considerarli “assoluti” ma vanno sempre posti in relazione ad altri colori, per abbinamento o per contrasto.