In tempi di moneta virtuale bitcoin, Ethereum e NFT (token non fungibile) l’oro mantiene il suo primato di bene rifugio per antonomasia. E se poi il re dei metalli viene modellato in stile classico, o neo-classico, diventa intramontabile.
Oro, oro, oro.
È di stampa su carta dell’oro e del suo effetto realistico che tratta questo post.
La quadricromia ci consente di stampare un numero considerevole di sfumature di colore. Si ha la sensazione di poter stampare qualsiasi tonalità ma sappiamo che non è così.
Arancioni brillanti, verdi molto accesi, rossi intensi non si possono raggiungere con la forza dei soli quattro colori.
Un colore, che forse non è proprio un colore, impossibile da riprodurre e stampare con la sola quadricromia è l’oro.
Ma andiamo con ordine.
Michel Pastoureau, definito la massima autorità al mondo a proposito dei colori e dei loro significati simbolici (Il Sole 24 ore) è un prolifico autore di libri sull’argomento (“dizionario dei colori del nostro tempo”, “Un colore tira l’altro”, “Blu. Storia di un colore” … etc)
Al riguardo è categorico: “Fotografare l’oro, che è contemporaneamente materia luce e colore vuol dire sempre tradirlo, l’oro è infotografabile”
L’affermazione sembrerebbe smentita dall’efficace fotografia scattata in via Durini, presso lo spazio milanese di Versace Home, durante la Design Week 2021.
L’immagine delle preziose creazioni Versace Home, insieme alle creatività su giornali di carta patinata di gioielli, orologi e perfino cosmetici, ci da una chiara evidenza: sin tanto che l’oggetto è all’interno di una fotografia le luci e i riflessi riescono a trarre in inganno il nostro sistema occhio-cervello che legge i contrasti e riconosce l’oro.
O forse è la nostra esperienza visiva che lo ricostruisce da qualche parte nella nostra testa.
Insomma se la fotografia è ben fatta, da un abile fotografo che sa gestire le luci e i riflessi, il prezioso metallo sarà ben rappresentato e noi osservatori lo riconosciamo come tale, per motivi tecnici e culturali.
Il problema nasce quando portiamo l’oro al di fuori della fotografia e pretendiamo di isolarlo.
Isoliamo i valori e li trasformiamo in una “tinta piatta” come si dice in gergo, cioè una campitura, un fondo uniforme, ecco che i quattro poveri colori mostrano tutti i loro limiti, l’oro diventa un giallino più o meno scuro, e nemmeno la formula magica C9 M22 Y65 K3, può fare molto.
Per questo si ricorre a un inchiosto aggiuntivo, per esempio il pantone 871 o a lamine dorate, ma sempre al di fuori della foto, da utilizzare solo per testi e fondi.
Non ci sono dubbi, come sempre in fotografia, sono luci, ombre e contrasti a fare una buona immagine, di conseguenza anche la quadricromia può dare il meglio per consentire una buona riproduzione.