Aspettavamo il martedì mattina, accadeva nella seconda metà degli anni 70.
Lo dice Linus alla radio, lo dice Alberto Saibene nel suo ultimo libro “Milano fine Novecento”, lo sento dire qua e là.
In trecentomila aspettavamo il martedì perché in edicola si trovava Autosprint, un vero caso editoriale.
Di questo “settimanale da corsa”, mi ha sempre affascinato l’aspetto tecnico relativo all’impaginazione e alla stampa, oltre che avere un grande interesse per il suo contenuto.
Conoscendo i tempi e le tecnologie di quel periodo c’è da chiedersi come fosse possibile stampare la copertina a colori relativa al Gran Premio che si era corso la domenica pomeriggio, tenuto conto che la stampa avveniva la domenica sera.
Risposta semplice: il fotografo prendeva un aereo (se il Gran Premio era in Europa) e con una staffetta precisa e coordinata le fotografie venivano sviluppate, stampate, scelte, scansionate (o meglio dire riprodotte).
In alternativa la redazione preparava una copertina “furba”, sempre a colori ma la fotografia non era del Gran Premio appena corso e si utilizzava un’immagine d’archivio coerente con il vincitore e la sua vettura.
Oggi si può sorridere ma sino agli anni 90 non è stato possibile stampare a colori, con immediatezza, ciò che avveniva nel mondo.
Nel settembre 1979 si realizzò invece un doppio miracolo.
Gilles si accontenta della seconda posizione (raro in precedenza, o vittoria o nel prato) e fa da scudiero a Jody che vince il GP diventando campione del mondo.
Il secondo miracolo: la copertina di Autosprint è a colori con immagini relative alla premiazione e, cosa straordinaria, anche il reportage del Gran Premio all’interno della rivista è a colori.
Immagino lo sforzo in redazione e nel reparto di prestampa: mentre tutti festeggiano e in tv non si parla d’altro qualcuno nel reparto di fotolito sta ritagliando, incollando, posando in camera oscura, per mettere insieme testo e immagini con quel procedimento laborioso che era necessario prima dell’avvento del computer.
Oggi qualsiasi ragazzo in seconda media sa fare di meglio e più velocemente per preparare una ricerca e stamparla nella sua cameretta.
Ma in quel settembre 1979 fu di certo un record, realizzato in un laboratorio di Bologna, difficile da eguagliare in qualsiasi parte del globo.