Definire cosa sia “arte” è ormai una battaglia di retroguardia, argomento comunque complicato e non alla mia portata.
Invece mi piace sapere che secondo menti illuminate “alcune croste dipinte nell’ottocento” sono meno importanti, e ormai anche meno preziose, di tanta carta stampata dagli anni 30 in poi.
Un foglio di carta sporcato da quattro poveri inchiostri diventa quindi “indispensabile, è la nostra arte che riflette ciò che è la nostra società”.
Così come gli “affreschi di Piero della Francesca o le statue di Michelangelo corrispondevano perfettamente all’epoca in cui erano creati”.
Tutto forse per giustificare una passione quasi ossessiva nei confronti dei migliori artisti che si sono confrontati con manifesto stampato, un oggetto che segnato con decisione il 900 e che ancor oggi mostra tutta la sua forza.
Da Fortunato Depero, a Giorgio de Chirico, da Mario Sironi sino ad Armando Testa tutti i grandi hanno creato immagini indimenticabili da tradurre in litografia prima e in quadricromia dopo.