1968, anno di rivoluzioni.
Per la più importante industria italiana la rivoluzione è nell’aspetto grafico, che diventa rigoroso, coordinato tra tutte le attività legate al marchio (automobili, ricambi, olio, antigelo, mezzi pesanti).
Un rigore svizzero che nel 1968 è già quasi obsoleto, però tutte le pubblicità diventano raffinatissime, eleganti, riconoscibili nei loro elementi comuni.
In alcuni casi la scelta fu molto coraggiosa pubblicando pagine con solo testi e colori senza nemmeno la foto di una vettura, nella più stretta interpretazione dello swiss style, sinonimo di “chiaro” e “pulito”.
In altri casi l’immagine del prodotto è piccola quasi marginale, dando sempre ampio spazio al testo, composto con un carattere tipografico standard, molto svizzero.
Kunstgewerbeschule di Zurigo, qui si forma il giovane Armin Vogt.
Art director dell’agenzia Reiward è lui il rivoluzionario: stravolge, per coordinare, l’immagine della FIAT secondo i moderni criteri di “corporate identity”, ancora poco conosciuti nel mondo industriale europeo.
Ciò che colpisce oggi è l’attenzione alla stampabilità, queste pagine pubblicitarie sembrano fatte apposta per la miglior resa possibile in fase di stampa.
Di certo non è un caso: la quadricromia è pulita, i colori semplici e luminosi.
Il testo occupa molto spazio e il tradizionale rombo diventa la cellula su cui costruire tutte le campagne.
Le pubblicità riescono bene anche su Quattroruote, la rivista più importante, con tiratura altissima, per cui si stampa in rotocalco su una carta molto economica.
Ma anche dopo 50 anni le pagine sono ancora li belle brillanti e piene di colore (peccato per la rilegatura … ma questa è un’altra storia).