così dice l’autore:

“Proprio 7 anni fa scrivevo su Facebook:
Cadrega-Sedia Scighera-Nebbia
Cadrega-Sedia Scighera-Nebbia
Cadrega-Sedia Scighera-Nebbia
Storia di un térun e del suo primo giorno di lavoro a Milano…
Erano le mie prime (e uniche) parole che conoscevo in milanese.
A distanza di 7 anni ho sicuramente ampliato il mio dizionario, anche se con scarsi risultati di DDIZZIONE.

Oggi dopo 7 anni, grazie a CDcromo è uscito (mi suona male dire che è stato pubblicato) la fanzine “56” dedicata al mio progetto MMMLANO: abbecedario fotografico del dialetto milanese.
Non posso non ringraziare delle persone che per me incarnano davvero la passione e l’amore per la fotografia in ogni forma: Carlo in primis, Giuseppe e Paolo per il supporto dialettale tra omett e danè, Barbara per i testi e Attilio per l’introduzione.
Grazie!”

Avrebbe dovuto scrivere: il Giuseppe, la Barbara e l’Attilio, ma sarebbe troppo.
Ecco un altro numero della nostra Fanzine, si trova al terzo piano della libreria Hoepli, ovvio.

Alcune righe dall’introduzione di Attilio Lauria:
“Noio… volevàn savoir… l’indiriss…ja..”: come dimenticare Totò e Peppino, meridionali col colbacco che arrivano a Milano, città icona di un immaginario quantomai distante ancor prima che meta di un’Italia migrante. Uomini dalla solitudine spaesata, come migliaia di altri con la valigia di cartone, sopraffatti da un senso di inadeguatezza misto al desiderio di omologazione. Tutto racchiuso in quell’improbabile slang estero-meneghino dalla facile ironia.
Eppure, una sensazione che punge ancora oggi, quella di un’estraneità immediatamente rivelata dall’inflessione, che rimbalza negli sguardi da “tel chi l’è un terun!”, sebbene di milanesi nativi ce ne siano ormai molti meno che adottivi. I cosiddetti “giargiana”, tra i quali si annovera persino un immigrato di origini tedesche di nome Aurelio Ambrogio diventato poi Santo, nonché patrono di Milano.” […]