Alcuni eventi che hanno caratterizzato questi ultimi mesi lavorativi mi spingono a fare un breve ragionamento poco tecnico e più filosofico, per così dire.
Chi pensa che ormai il procedimento di stampa sia una sola questione di automatismi, numeri, densitometri e controlli elettronici non ha in mano la verità assoluta.
Non è una questione di romanticismo, di come era bello quando si lavorava con l’occhio dell’esperienza e tutte quelle cose lì.
Ma collaborando con tanti stampatori e vedendo le infinite variabili a cui sono vincolati in fase di avviamento sarei prudente nel affermare che una prova di stampa sia riproducibile “basta seguire le norme Fogra”.
Per carità ben vengano tutti i parametri messi a punto dal consorzio “Fogra“, ben vengano plotter digitali per le prove colore che hanno l’innegabile vantaggio di essere costanti in diverse condizioni climatiche.
Però pare che per un buon atterraggio ci voglia ancora il pilota manuale e in alcuni aeroporti non atterri se non hai accumulato tante ore di volo.
Ecco, stampare bene, magari su alcune carte usomano che oggi vanno tanto di moda, è un po’ come attrarre leggeri a Punta Raisi … non è mica scontato.
Nessuna intenzione di entrare in tecnicismi, semplicemente questo è ciò che vedo presso le tipografie, anche quelle più attrezzate, il macchinista (di certo meno sporco di una volta) è ancora importantissimo!